L'importanza degli equilibri

postato il 16·03·2020 in

Ogni ecosistema si basa sul perfetto equilibrio delle sue forze e dei suoi componenti, quando questi vengono a mancare possono generarsi conseguenze negative quali cambiamenti climatici, cambiamenti geografici ma anche diffusione di virus o riduzione degli esemplari di una specie animale o vegetale. Gli avvenimenti di questi giorni sono simili, per certi versi, ad un esperimento del 1995.

 

 

Yellowstone e i lupi

Nel 2014 su Youtube è stato pubblicato un video documentario narrato dal giornalista britannico George Monbiot: How wolves change rivers (Come i lupi cambiano i fiumi). Il documentario racconta un particolare esperimento realizzato nel Parco Nazionale di Yellowstone, USA, nel 1995. Ricercatori e ambientalisti reintrodussero un piccolo branco di lupi nel territorio ormai sovrappopolato da cervi e, diciannove anni dopo, osservarono diffusi fenomeni di cascate trofiche. Esse sono processi ecologici di riequilibrio di un intero ecosistema che partono dal vertice della catena alimentare e si snodano fino alla fine.

Per oltre settanta anni, l’assenza del proprio predatore ha determinato la diffusione incontrollata dei cervi che, pascolando l’intero parco, ne hanno alterato le sorti. I lupi, anche se pochi inizialmente, hanno generato da subito degli effetti notevoli. La loro presenza ha cambiato le abitudini e i comportamenti dei cervi, che hanno cominciato ad evitare alcune zone del Parco. Queste zone sono diventate immediatamente rigogliose, in soli sei anni l’altezza degli alberi è quintuplicata e le nude praterie sono diventate boschi. L’aumento degli alberi e degli arbusti ha aumentato la popolazione di castori che, attraverso l’incessante lavoro, ha creato nicchie ecologiche per altri animali, rinfoltendo l’habitat fluviale di anfibi, rettili, pesci e uccelli. Il ripristino degli equilibri tra flora e fauna ha avuto degli effetti sensibili anche dal punto di vista geofisico attraverso il cambiamento del corso dei fiumi.

La cascata trofica si può riassumere così: attraverso l’introduzione di un elemento al vertice della catena (lupi) si è arginato il fattore trofico (cervi) bilanciando così l’intero ecosistema. Anche i cervi hanno potuto trarre beneficio da questa rimodulazione, poiché hanno potuto brucare più erba e di maggiore qualità.

L'uomo e il cervo

Questa splendida storia, per analogia, è assimilabile a tutto quello che stiamo vivendo negli ultimi mesi. Basta sostituire i protagonisti, lupo con Covid-19 e cervo con uomo. Abbiamo brucato tutte le risorse della natura, sconfinando nei posti più remoti del Pianeta, questi ecosistemi interrotti e pervasi dal nostro arbitrio hanno liberato i loro predatori. L’esperto Quammen afferma, senza giri di parole, che ogni ecosistema naturale contiene in sé molte specie di animali e piante, ciascuno detentore di virus unici e molti di questi, soprattutto dei mammiferi selvatici, possono contagiare l’uomo.

Anche noi in queste ore, proprio come i cervi, siamo confinati nelle nostre abitazioni e il nostro ecosistema in meno di centoventi ore ha reagito molto meglio di Yellowstone. Basti pensare che la superficie del Parco (8.983 km2) è pressoché identica a quella di Wuhan (8.494 km2) e ben 33,62 volte più piccola dell’Italia e in sei giorni di coprifuoco forzato abbiamo ottenuto risultati importanti in termini di inquinamento, consumi e qualità della vita. La maggiore reattività della natura in queste regioni (Wuhan e Italia) è sicuramente dipesa dalla maggiore presenza dell’uomo, di gran lunga superiore al numero di esemplari di cervi presenti prima dell’esperimento (33.000).

 

Le foreste, il freno all'inquinamento

Le foreste coprono il 31% delle terre emerse del pianeta, costituiscono l’habitat per l’80% della biodiversità terrestre e, grazie al processo della fotosintesi clorofilliana che assorbe CO2, ci aiutano nella lotta al cambiamento climatico.

Secondo i dati più recenti risulta che le foreste pluviali producano oltre il 40% dell’ossigeno terrestre e la deforestazione è una delle principali cause del riscaldamento globale, poiché comporta un aumento del 12-20% delle emissioni di gas serra.

Se è vero, come dice Quammen, che le foreste presentano varie specie virali e che l’urbanizzazione di queste aree è considerata responsabile di almeno la metà delle zoonosi (diffusioni di virus come il Sars-Covid-2) emergenti, perché ricercare il paziente zero di questa Pandemia nella regione di Wuhan e non in Australia?

Da giugno 2019 a gennaio 2020 è avvenuto uno degli squarci ambientali più emblematici, l’incendio doloso e la conseguente estinzione di più di 10,7 milioni di ettari di foresta con oltre un miliardo di animali uccisi. E se il cosiddetto spillover fosse avvenuto proprio in quelle zone?

 

La svolta epocale, aveva ragione Greta?

Oggi siamo di fronte a una svolta socio-politica epocale. La quarantena forzata adottata da Cina e Italia è il laboratorio vivente della guerra ambientale e mediatica cominciata qualche tempo fa tra Greta e i suoi detrattori. La piccola svedese, nella sua battaglia ecosostenibile, sostiene che la riduzione del monossido di carbonio, dei composti azotati e delle polveri sottili possa essere uno strumento utile a salvare il mondo, posizione diametralmente opposta ai suoi oppositori (tra cui Zichichi e altri 500 scienziati). Quello adottato dal nostro paese non è uno stile di vita a cui siamo abituati, ma è un caso limite che dimostra come sia necessario ed efficace prendere dei provvedimenti socio-politici essenziali per preservare l’ambiente in cui noi siamo ospiti.

 

I conti della lavandaia. Dati preliminari

Allo stato attuale i numeri riportati sono tutte stime e per avere certezze sui dati ci vorranno almeno 6 mesi di studi, ma sicuramente la quarantena forzata incide positivamente su una serie di aspetti. L’inquinamento atmosferico è legato alle attività industriali e al traffico aereo e automobilistico. Nella regione di Wuhan si è assistito ad una riduzione del 10- 30% dell’inquinamento (come si evidenzia dall’immagine riportata in basso). In Italia ci sono circa 80.000 morti premature ogni anno per le malattie aeree e l’inquinamento è il fattore scatenante primario.

Accanto ad esso si è potuto assistere a una drastica riduzione del traffico urbano con un triplo effetto positivo:

  • miglioramento della qualità dell’aria;
  • riduzione dell’impatto acustico (in Italia oltre 1000 morti premature annue);
  • riduzione degli incidenti stradali (ci sono più di 3000 incidenti mortali l’anno);
  • riduzione del consumo di carburante.

Visto il blocco forzato le aziende si sono dovute adeguare allo smart-working (che lo Stato prevede da molti anni nonostante non sia mai stato applicato) riducendo i tempi di spostamento e aumentando le ore libere giornaliere di cui disponiamo (gli italiani trascorrono in media 89 minuti in auto, ogni giorno). Allo stesso tempo, nonostante si trascorra più tempo in casa e si utilizzino con maggior frequenza gli elettrodomestici, i consumi di energia elettrica italiana si sono ridotti del 7% (stima Terna app).

Non voglio soffermarmi sugli evidenti risvolti sanitari positivi che abbiamo avuto e che avremo nelle prossime ore; questa clausura ha di sicuro rallentato il propagarsi del virus, garantendo posti liberi in rianimazione e tutelando i pazienti realmente gravi.

È vero, fino ad oggi ci sono state 4.640 perdite premature dichiarate (3.199 in Cina e 1.441 in Italia), ma quante persone (direttamente e indirettamente) salveremo alla fine di questa quarantena prolungata? Il tempo saprà dircelo, ma quello di cui siamo sicuri è che Greta, ora dopo ora, diventa sempre più credibile e noi tutti responsabilmente saremo i protagonisti della svolta.

 

Buona visione

 


Riferimenti Bibliografici e sitografici

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Intervista alla Dott.ssa Alessandra Coppola