Denti e mal di schiena, c'è una connessione? Un caso interessante

postato il 26·03·2024 in

È buona prassi rivolgersi all'ortopedico, neurologo o fisioterapista in caso di dolori alla schiena, ma quando non ci sono compressioni particolari e le vertebre sono in un buono stato di salute cosa si può fare? Da cosa dipendono i dolori? È utile mettere un plantare? Sembra inusuale e non molto intuitivo ma molto spesso in questi casi l'osteopata decide di inoltrare il proprio paziente a un dentista, perchè? In questo articolo riporterò un caso clinico esemplare che proverà a far comprendere meglio le relazioni tra denti e mal di schiena.

 

 

Gli studi

La letteratura scientifica moderna è piena di studi clinici che riportano le relazioni dirette tra la malocclusione e i dolori muscolo-scheletrici. Solo per citare alcuni dei più rilevanti possiamo menzionare quelli della Dott.ssa Daniela Ohlendorf(1) del 2014 che parla di come una chiusura del morso non perfetto possa incidere sulla stazione eretta e la dinamica delle persone. Il Dott. Karppinen(2) evidenzia come migliorino i casi di cervicali e cefalee con un riallineamento delle arcate dentali. Per la lombalgia, invece, vi presenterò un caso clinico interessante giunto allo Studio OLMO non più di un mese fa.

 

Il caso clinico

Il paziente, che per privacy chiameremo Franco, è un carpentiere di 47 anni. Si presenta allo studio per via dei dolori lombari cronici di cui soffre da oltre due anni oltre a ripetuti colpi della strega. Il dolore è localizzato alla schiena senza irradiarsi agli arti inferiori e solitamente peggiora con il movimento ma soprattutto determina risveglia notturni. 

Quest'ultimo aspetto è un particolare di non poco conto. Difficilmente i dolori articolari incidono a riposo. Essi sono invece spesso sinonimo di riflessi viscerali o di attività sempre presenti quali la masticazione o la respirazione.

Data la sintomatologia cronica e molto invalidante, a Franco era già stata prescritta una Risonanza Magnetica il cui referto mi sorprese. Non mi era mai capitato di osservare una colonna vertebrale in così buona salute. Un carpentiere che sottopone a carichi costanti la colonna vertebrale e che presenta un dolore così cronico così invalidante doveva restituire un quadro radiologico seriamente negativo e invece no!

 

Che fare? La valutazione clinica

Dopo aver raccolto i dati anamnestici, procediamo con la valutazione clinica nella quale i test escludono le componenti respiratorie e viscerali. I classici test neurologici (es. Laségue) poi, si negativizzano quando neutralizziamo la chiusura della bocca attraverso un rullo di ovatta interposto tra gli incisivi. Ciò fa presupporre un’interferenza importante tra la chiusura della bocca e i riflessi lombari e dall’immagine sottostante è effettivamente possibile notare lo stato alterato dell’occlusione di Franco. 

Risonanza Magnetica del rachide lombaredi Franco

 

La bocca di Franco con disallineamenti e le arcate dentarie incomplete

 

La problematica è.... discendente

La valutazione ha evidenziato come la schiena sia sottoposta a stress meccanici di origine masticatoria. Di notte tutti noi eseguiamo movimenti masticatori fuori dal controllo della nostra volontà e pertanto si possono sviluppare degli attriti molto forti e quando si ha una cattiva occlusione come quella di Franco il Sistema Nervoso Centrale subisce delle intrerferenza che cerca di dissipare attraverso la colonna periferia (in questo caso la colonna vertebrale). Quando si sviluppa un quadro clinico del genere in Osteopatia parliamo di una disfunzione discendente.

 

I plantari sono utili in questo caso?

Molto spesso per il mal di schiena vengono prescritti i plantari ma bisogna fare molta attenzione. Nei casi simili a quello di Franco il loro utilizzo potrebbe essere inutile o addirittura deleterio. I plantari sono ausili validi e determinanti nei casi in cui la disfunzione sia ascendente. I piedi e la schiena di Franco sono le vie di fuga di forze anomale e non bilanciate sviluppate ben più in alto della zona di manifestazione dei sintomi. Andare a vincolare l'appoggio quando la problematica è discendente può aggravare lo stress a carico delle strutture che si trovano tra la sede disfunzionale (es. come in questo caso la bocca) e l'appoggio plantare. 

Un altro evidente motivo per cui i plantari non aiutano in casi come questi è di ordine logico e intuitivo: il dolore non si manifesta, nè peggiora sotto carico.

Le terapie possono giovare?

L'obiettivo terapeutico in questo caso è capire come neutralizzare al meglio la disfunzione occlusale, pertanto sarebbero dei palliativi i trattamenti manuali. Come si potrebbe migliorare la condizione cronica di Franco? La prima cosa (indispensabile) da fare è consultare un dentista e stabilire il piano di intervento migliore per ristrutturare la sua bocca. 

 

L'osteopata aiuta il dentista, come?

Dopo un’attenta valutazione del dentista, l’osteopata può e deve intervenire mirando ad un approccio integrato. Attraverso dei test specifici, l’osteopata calibra e dà delle indicazioni specifiche al dentista per consentire un lavoro quanto più aderente possibile alle richieste fisiologiche e posturali del paziente, così da poter ripristinare il corretto funzionamento della bocca.


Riferimenti e bibliografia

  1. Uno studio comparato tra la posizione eretta e deambulazione in un trattamento occlusale - https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S1529943014001223
  2. Incidenza dell'occlusione dentale nella cervicobrachialgia e mal di testa - https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1046/j.1365-2842.1999.00448.x
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